“ I giovani si manifestano molto sotto mentite spoglie, non ci dobbiamo cascare! Un po’ lo fanno apposta, il giovane è sempre lo stesso, ha un grande bisogno di avere accanto gli adulti.”
Così ha esordito Silvio Cattarina, invitato il 17 febbraio scorso alla Fondazione Santa Caterina a parlare delle domande che i ragazzi nascondono dietro al loro disagio.
il relatore ha sorpreso gli intervenuti richiamando continuamente l’importanza degli adulti nelle vite dei giovani.
I disagi di cui ha parlato non riguardano tanto le dipendenze, ma le mancanze: di fiducia, di verità, di meraviglia. Mancanza di Adulti che spronino, che siano una presenza per i ragazzi. La mancanza maggiore è quella di non sapere che siamo fatti per qualcosa di grande e meraviglioso. I ragazzi che pensano di non avere uno scopo nella vita, non sanno di essere già essi stessi una meraviglia, poi si perdono se fanno uno sbaglio, perché pensano di non poter avere un’altra occasione.
Cattarina dice che “c’è un motivo grande per essere al mondo. Tanti ragazzi pensano di essere arrivati su questa terra senza motivo e senza scopo. Io penso che tutti, ma soprattutto chi ha vissuto una grande sofferenza, sia qui per un grande motivo, una grande chiamata. Nella realtà c’è un grande invito, una promessa.”
Ma devono essere gli adulti ad aiutare i ragazzi a scoprire questa promessa. Sono gli adulti che portano la speranza ai giovani, con il loro affetto, il loro amore per la vita, il loro esempio.
Sembra che i ragazzi non ci guardino, invece guardano sempre l’adulto. Sanno che devono crescere ed entrare nella realtà. È una cosa drammatica e paurosa , quindi vogliono vedere come il genitore, l’insegnante o l’educatore hanno affrontato la sfida della vita.
Elisa Seganti, psicologa presso la fondazione santa Caterina, ha detto:
Dal mio punto di vista il grande valore dell’intervento di Silvio Cattarina sta nella speranza che porta. In un mondo tanto frastagliato, in cui la maggior parte delle voci che sentiamo ci dicono cosa non c’è o cosa non vale, cosa non dobbiamo fare, cosa è sbagliato pensare, lasciandoci spesso impotenti e disarmati, il suo modo di proporci questa visione dei giovani e dell’adulto, del valore che hanno e che devono avere, ci ridà forza e voglia di fare. Il fatto che poi parli dell’esperienza propria e dei “suoi ragazzi” amplifica la sensazione del “si può fare”. Io che li ho visti so che è vero: nessuno all’Imprevisto è “fermo”, tutti sono impegnati in un lavoro, in un’attività. Ogni momento così prende senso e alla fine della giornata ci si può guardare indietro e complimentarsi con se stessi: è stata una buona giornata, ho contribuito al bene della Comunità, di tutti.
Ed è la speranza che ci rimane da questo incontro. Una speranza che viene dal sapere che abbiamo un valore che non viene da noi , ma da qualcuno di più grande di noi, e dal sapere che possiamo fare davvero qualcosa di bello e di grande!