SUL SENTIERO
Comunità Residenziale
La Comunità Residenziale Educativa Integrata può risultare efficace in una grande casistica conosciuta ai Servizi Sociali, in cui si verifichino segni di disagio in uno o più minori appartenenti ad un nucleo familiare, tali da rendere necessario l’allontanamento del/dei minori dal nucleo familiare originario. Questa comunità svolge principalmente una funzione riparativa, di sostegno e di recupero delle competenze e capacità relazionali di minori in situazione di forte disagio. Può accogliere bambini e ragazzi con disturbi psico-patologici, che non necessitano di assistenza neuropsichiatrica in strutture terapeutiche intensive o post-acuzie di cui alla 911/2007, o che presentano rilevanti difficoltà psicologiche e relazionali e seri problemi del comportamento in seguito a:
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traumi e sofferenze di natura psicologica e fisica dovuti a violenze subite od assistite;
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prolungata permanenza in contesti familiari caratterizzati da dinamiche gravemente disfunzionali che coinvolgono il minore;
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situazioni di grave trascuratezza relazionale e materiale determinata da profonde insufficienze delle competenze personali e genitoriali delle figure parentali.
Le suddette difficoltà sono di solito di entità tale da non potere essere superate con i soli interventi ambulatoriali o domiciliari, richiedendo così una collocazione residenziale del minore, che permetta azioni di supporto educative e psicologiche, dotate di particolare intensità, continuità e fortemente integrate con quelle svolte dai servizi territoriali.
La comunità Educativo-Integrata si connota per una forte integrazione delle competenze socio-educative con quelle psicologiche. Le attività educative e psicologiche infatti sono strettamente collegate con gli interventi sociali e sanitari svolti in modo fortemente integrato dai servizi territoriali.
Per nostra esperienza di questi anni occorre comunque che i casi presi in esame rispondano ai seguenti criteri:
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il minore risulti in grado di mettersi in relazione, seppur minimamente, con adulti e coetanei;
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la famiglia, se si prevede un lavoro per il rientro del minore, abbia un grado di difficoltà che non precluda i processi di collaborazione con gli operatori dei servizi e della comunità e sia disponibile ad un percorso di affiancamento e di rielaborazione delle proprie competenze genitoriali e relazionali.
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“Bisogna essere preparati a tutto; accettare tutto, rassegnarsi a tutto e mantenersi sereni davanti a tutto”
DON BUGHETTI, FONDATORE