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Rendo grazie a Dio per i tanti benefici che mi ha concesso: la vita, il sacerdozio, l’appartenenza alla comunità sacerdotale dei Filippini fondata dal Servo di dio Can. Angelo Bughetti e i tanti servizi fatti in molti modi alle iniziative della parrocchia del Carmine, dell’Istituto Santa Caterina, della Casa del Fanciullo e della chiesa della Pasquala. Dico grazie a quanti mi hanno voluto bene e mi sono stati di aiuto in qualsiasi modo.” (dal Testamento spirituale di don Filippo).

foto don filippoPer don Filippo l’Istituto Santa Caterina, dove era entrato da bambino, era diventato la sua casa e la sua famiglia, i suoi stessi genitori si erano trasferiti dalla valle dell’Idice per stargli accanto, dopo aver venduto tutto il gregge di pecore che possedevano per farlo studiare affinché divenisse sacerdote secondo la sua vocazione. A S. Caterina, esprimendosi nel suo modo senza finzioni, era un continuo stimolo a fare di più e meglio, a conciliare le nuove attività e modalità di gestione con la tradizione di cui era il portabandiera.

“e Biond” lo chiamavano, forte come un toro con i leggendari sacchi da un quintale che si caricava sulle spalle per portarli nel magazzino sul campanile, attraverso una scala traballante.

Non trattava nessuno con superiorità, coi più poveri che tante volte bussavano il suo rapporto era alla pari, riconoscendo dignità ad ognuno. Tutti i ragazzi che entravano venivano accolti dal suo sorriso affettuoso, con gli adulti, invece era più rude, perché non si adeguava ai convenevoli, voleva che emergessero relazioni autentiche fondate sulla peculiarità di ciascuno. Spesso rispondeva con un no secco per saggiare le vere intenzioni dell’altro, ma subito dopo avrebbe dato tutto di sé e dei suoi averi. Alle volte questa sua disponibilità è apparsa incomprensibile a un giudizio umano: rinunciò ad una parrocchia tutta sua perché la sua opera era nascosta ma necessaria al funzionamento dell’Istituto, della Parrocchia e delle varie case.

Ultimamente il Vescovo Mons. Ghirelli lo aveva nominato Canonico Onorario. Da buon figlio di don Bughetti rifuggiva le onorificenze ecclesiastiche, tanto che la mozzetta rossa restò a lungo nell’armadio, finché non lasciò che i ragazzi dell’Oratorio la utilizzassero per portare in scena il musical “Aggiungi un posto a tavola”. Anche da anziano e con l’avanzare della malattia non perse mai la sua vena ironica tanto da farlo molto simile al santo di cui portava il nome: Filippo Neri.

Dopo la caduta durante la processione della Madonna del Carmine in cui si fratturò un arto, le sue condizioni fisiche non gli consentirono più di svolgere il suo variegato ministero. Fu inevitabile il trasferimento presso “Il Sollievo” dove si tentò di riabilitarlo e in seguito presso la sezione dei sacerdoti dell’Opera Santa Teresa di Ravenna dove l’abbiamo visto sorridere le ultime volte in cui lo abbiamo visitato.

Don Massimo Martelli

Renzo Bussi