alba di vita

di Don Massimo Martelli

Carissimi, l’anno pastorale si apre con la gradita sorpresa, da parte del nostro Vescovo Tommaso, della pubblicazione di una lettera in evidente consonanza con il magistero di papa Bergoglio. Questo testo ci farà da guida per i prossimi due anni e servirà a preparare la sua Visita Pastorale straordinaria ai Vicariati con l’obiettivo di valutare e migliorare l’impatto delle Unità Pastorali.

Come Fondazione Santa Caterina siamo sempre un po’ oltre le righe, per questo la chiamata che Papa Francesco ci rinnova ad andare fuori, verso le periferie, oltre la stanza del banchetto con annessa sagrestia, e di chiamare altri che non erano stati invitati o che hanno (sigh!) declinato l’invito, ci conferma che siamo nella Chiesa, con un carisma speciale per gli ultimi che, se accolti e responsabilizzati, riservano imprevedibili sorprese. Chi infatti avrebbe previsto, all’Istituto, la nascita di due gruppi di preghiera per le premure di due solerti educatori, oppure questo continuo miracolo di unità nella diversità fra le nostre molte appartenenze?

Il nostro don Angelo Bughetti vedeva l’urgenza di raggiungere i ragazzi in difficoltà, di aiutarne le famiglie per farli crescere, e sapientemente diversificava i percorsi: dalla semplice accoglienza all’Istituto, all’avvio all’apprendimento lavorativo, alla frequenza dell’Oratorio fino al Circolo “Silvio Pellico” di Palazzo Monsignani come luogo di formazione per i giovani più dotati a livello culturale.

A noi pare di continuare su questa traccia spinti da una ottimistica premura verso il buon grano che in continuazione matura nel campo del Regno di Dio, che è l’umanità, e che può capitare che non abbia chi lo raccoglie. Il Vescovo Tommaso vuole andare oltre l’evidente carenza di Vocazioni di speciale consacrazione, perché a questo riguardo siamo tentati di pessimismo o rassegnazione. Insieme a Papa Francesco dobbiamo essere consapevoli che siamo chiamati a incontrare e fare incontrare Gesù Cristo, Via Verità e Vita, che sempre troviamo già presente in ogni uomo in quanto fatto a sua immagine. Occorre che questo buon grano sia tutelato, accompagnato fino a maturazione, da questi imprescindibili operai che sono i veri cristiani.

Se pensiamo che questo accada in un altrove rispetto ai nostri luoghi di vita abbiamo già perso il treno. Dalla nostra postazione in seno alla Chiesa si eleva, per opera dello Spirito Santo, il grido “Abbà, Padre”, proprio da qui, da questa rete di rapporti nei quali alle volte siamo stati feriti, ma che ogni volta devono tendere ad una piena maturità, facciamo partire la testimonianza che ci fa dire “Vieni e vedi”. Questo è il nostro “Dire Gesù” e ciò non sarà vero se non lo conosceremo come l’Amico che, con il suo vissuto come figlio di Maria e del falegname Giuseppe, ci mostra il suo e nostro Padre Celeste.